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Il parroco "scomunica" le slot machine - Superman - 04-08-2014 18:37

“Daremo lavoro a dieci famiglie, ma quante ne distruggeremo?”. Di fronte alla prossima apertura a Orvieto Scalo di una nuova sala giochi con macchinette e slot machine, la quarta nel raggio di pochi metri, suona il campanello d'allarme don Stefano Puri.
Da anni alla guida della parrocchia dei santi Stefano e Anna, il sacerdote è ogni giorno a contatto diretto con le oltre tremila anime che popolano il quartiere ai piedi della Rupe.
Per questo si fa portavoce di una serie di preoccupazioni che iniziano a circolare tra la comunità, dove dall'inizio dell'anno ha celebrato più funerali
che battesimi.
"Non ho nulla contro questo tipo di attività - mette subito in chiaro-ma chiedo più attenzione all'amministrazione comunale e in generale agli enti che autorizzano simili concessioni, senza considerare che di queste sale ne esistono già tante e che i loro effetti su giovani e famiglie si vedono. Orvieto Scalo non è Las Vegas. Continuare ad alimentare questo tipo di attività non so quanto sia produttivo per il quartiere, ma anche per la città stessa. Non so chi abbia dato il permesso, se l'attuale amministrazione o quella precedente. Non ne ho ancora parlato con il sindaco.
In ogni caso, credo sia ora di aprire una riflessione seria sull'opportunità di queste scelte,visti i danni che questo tipo di attività comportano per i giovani e per le famiglie".
Don Stefano si dice preoccupato da un fenomeno che riguarderebbe indistintamente diverse
fasce sociali.
"In troppi - dice il parrocco - si stanno rovinando dietro a macchinette e slot machine. In un'ora, passano in parrocchia anche 20 persone per chiedere di accedere ai fondi della Conferenza episcopale umbra per il sostegno alle famiglie.
Per un quartiere come Orvieto Scalo non sono pochi. Spesso però questi soldi, vengono buttati nel gioco legalizzato che crea dipendenza. Ho visto molti mariti e padri di famiglia gettare
al vento interi stipendi e famiglie che si sfasciano. Se si pensa di risollevare così la situazione economica di un sobborgo quale è lo Scalo o di un Comune quale è Orvieto - ammonisce - siamo fuori strada.
L'appello non è contro nessuno. È finalizzato semmai a chi occupa alcuni ruoli, a portare un indirizzo più morale, che vada nella direzione del bene per le famiglie. Aprire l’ennesimo locale è un errore politico, ma soprattutto sociale se è vero come è vero che questo tipo di giochi diventa una piaga. Vietare le cose non serve a niente.
Ma concentrarne tante in un solo quartiere dove servirebbero altri punti di aggregazione, è quanto meno discutibile".