04-12-2014, 11:43
La bozza della legge di stabilità 2015 targata Renzi prevede l’aumento della tassazione sulle slot machine, permettendo così di ottenere circa un miliardo di euro. Per quanto riguarda le new slot (le macchinette dei bar), il PREU, che dal 1° gennaio 2015 sarebbe dovuto essere del 13%, è stato alzato al 17%. Per quanto riguarda le videolottery, il PREU è passato dal 5% al 9%. Chi è veramente colpito da questa misura?
Non crediamo che una maggiore tassazione dell’azzardo sia automaticamente un bene. Abbiamo messo in guardia da tempo quei nostri compagni di strada che si sono incautamente uniti a chi rivendica una tassazione più elevata sul gioco d’azzardo liberalizzato: aumentando le tasse sul gioco d’azzardo, lo Stato aumenta la sua dipendenza fiscale dall’azzardo. Uno Stato patologicamente dipendente dal gioco d’azzardo non riuscirà mai a liberarsi da questa fonte di entrate comoda e scriteriata.
In Italia, lo Stato e la cosiddetta “filiera del gioco lecito” (i monopolisti dell’azzardo, le mafie e, in fondo alla lista, i pesci piccoli che operano nel settore) sono al tempo stesso soci in affari e concorrenti. Tutti insieme lucrano, in misura diversa, sull’impoverimento di massa indotto dall’epidemia di macchinette mangiasoldi, grattini, scommesse compulsive ecc.
Per capire il senso dell’intervento di Renzi sulla normativa del settore delle macchinette, bisogna spiegare un concetto importante, quello di payout. Il payout è definito dalla legge come la percentuale minima di denaro giocato in una macchinetta che viene restituita ai giocatori nel corso di un ciclo massimo di 140mila partite. Questo denaro non torna per forza alla stessa persona che l’ha giocato, ma è comunque indicativo di quanti soldi vengano restituiti o sottratti ai giocatori. Più il payout è basso, più velocemente i giocatori si impoveriscono. Ovviamente, il payout è sempre inferiore al 100%: il banco vince sempre, per legge.
Tutti i soldi giocati su una macchinetta vengono dunque divisi in tre parti:
il payout, che torna ai giocatori (Pinocchio);
il PREU, PRelievo Erariale Unico, che è la tassa fissa sul giocato che va allo Stato (il gatto);
l’utile dei privati (la volpe).
Renzi e il PD stanno raccontando in giro che hanno alzato il PREU sulle slot machine, come se in questo modo avessero tolto soldi alla volpe. In realtà, è solo cambiata la spartizione del bottino tra il gatto e la volpe a spese di Pinocchio, cioè dei poveri cristi che vengono indotti a sperperare nelle slot lo stipendio, la pensione e i prestiti avuti dagli usurai.
Abbiamo prodotto questo grafico che spiega cosa è successo:
[attachment=517]
Ebbene sì: Renzi ha alzato il PREU esattamente della stessa percentuale di cui ha abbassato il payout minimo. Per compensare l’innalzamento del PREU di 4 punti:
nel caso delle new slot, il payout è stato abbassato dal 74 al 70%;
nel caso delle VLT, il payout è stato abbassato dall’85 al 81%.
In entrambi i casi, l’utile della “volpe” non è cambiato: rispettivamente 13% e 10%.
Naturalmente, allargando la sua fetta, lo Stato renderà più vantaggioso il mercato clandestino delle slot machine, gestito direttamente dalle mafie: qualche giocatore si sposterà sulle macchinette illegali (cioè scollegate dalla rete informatica del Tesoro). Del resto, siccome spendere soldi nelle slot non è una scelta razionale, nessuno smetterà di giocare solo perché si alzano le tasse.
Insomma, Renzi ha fatto cassa proprio sulla povera gente, tassata nel modo più subdolo e infame attraverso macchine progettate appositamente per indurti in errore. Per salvare la faccia, destina 50 milioni di questo miliardo di entrate extra alla “cura alle ludopatie”, cioè a curare quei Pinocchi che il gatto e la volpe fanno ammalare apposta. Chi si aspettava un cambio di direzione da questo governo, perlomeno sul tema della lotta all’azzardopatia, è stato un po’ ingenuo.
Non crediamo che una maggiore tassazione dell’azzardo sia automaticamente un bene. Abbiamo messo in guardia da tempo quei nostri compagni di strada che si sono incautamente uniti a chi rivendica una tassazione più elevata sul gioco d’azzardo liberalizzato: aumentando le tasse sul gioco d’azzardo, lo Stato aumenta la sua dipendenza fiscale dall’azzardo. Uno Stato patologicamente dipendente dal gioco d’azzardo non riuscirà mai a liberarsi da questa fonte di entrate comoda e scriteriata.
In Italia, lo Stato e la cosiddetta “filiera del gioco lecito” (i monopolisti dell’azzardo, le mafie e, in fondo alla lista, i pesci piccoli che operano nel settore) sono al tempo stesso soci in affari e concorrenti. Tutti insieme lucrano, in misura diversa, sull’impoverimento di massa indotto dall’epidemia di macchinette mangiasoldi, grattini, scommesse compulsive ecc.
Per capire il senso dell’intervento di Renzi sulla normativa del settore delle macchinette, bisogna spiegare un concetto importante, quello di payout. Il payout è definito dalla legge come la percentuale minima di denaro giocato in una macchinetta che viene restituita ai giocatori nel corso di un ciclo massimo di 140mila partite. Questo denaro non torna per forza alla stessa persona che l’ha giocato, ma è comunque indicativo di quanti soldi vengano restituiti o sottratti ai giocatori. Più il payout è basso, più velocemente i giocatori si impoveriscono. Ovviamente, il payout è sempre inferiore al 100%: il banco vince sempre, per legge.
Tutti i soldi giocati su una macchinetta vengono dunque divisi in tre parti:
il payout, che torna ai giocatori (Pinocchio);
il PREU, PRelievo Erariale Unico, che è la tassa fissa sul giocato che va allo Stato (il gatto);
l’utile dei privati (la volpe).
Renzi e il PD stanno raccontando in giro che hanno alzato il PREU sulle slot machine, come se in questo modo avessero tolto soldi alla volpe. In realtà, è solo cambiata la spartizione del bottino tra il gatto e la volpe a spese di Pinocchio, cioè dei poveri cristi che vengono indotti a sperperare nelle slot lo stipendio, la pensione e i prestiti avuti dagli usurai.
Abbiamo prodotto questo grafico che spiega cosa è successo:
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Ebbene sì: Renzi ha alzato il PREU esattamente della stessa percentuale di cui ha abbassato il payout minimo. Per compensare l’innalzamento del PREU di 4 punti:
nel caso delle new slot, il payout è stato abbassato dal 74 al 70%;
nel caso delle VLT, il payout è stato abbassato dall’85 al 81%.
In entrambi i casi, l’utile della “volpe” non è cambiato: rispettivamente 13% e 10%.
Naturalmente, allargando la sua fetta, lo Stato renderà più vantaggioso il mercato clandestino delle slot machine, gestito direttamente dalle mafie: qualche giocatore si sposterà sulle macchinette illegali (cioè scollegate dalla rete informatica del Tesoro). Del resto, siccome spendere soldi nelle slot non è una scelta razionale, nessuno smetterà di giocare solo perché si alzano le tasse.
Insomma, Renzi ha fatto cassa proprio sulla povera gente, tassata nel modo più subdolo e infame attraverso macchine progettate appositamente per indurti in errore. Per salvare la faccia, destina 50 milioni di questo miliardo di entrate extra alla “cura alle ludopatie”, cioè a curare quei Pinocchi che il gatto e la volpe fanno ammalare apposta. Chi si aspettava un cambio di direzione da questo governo, perlomeno sul tema della lotta all’azzardopatia, è stato un po’ ingenuo.